Conclusa l'esperienza ai mondiali, un plauso alla FIS
Tornato a casa da questa esperienza mondiale giovanile, è tempo di bilanci e conclusioni (continua...)
Lo avevo già pubblicamente dichiarato su facebook direttamente da Poréc prima di partire e lo avevo detto personalmente al Presidente Giorgio Scarso già nelle prime giornate di gare: "fare scherma oggi in Italia rende tutti quanti consapevoli di far parte della squadra più forte del mondo". I motivi sono molti: la storia, la cultura e le competenze tecniche, è vero. Ma in un mondo dove sempre più gente tira con un arma in mano (ben 16 le nazioni a medaglia nella kermesse under 17) e dove sempre più tecnici volano oltre confine esportando il "sapere" , restare al comando del medagliere e della classifica per Nazioni a questi Campionati, è un risultato dove i meriti raddoppiano.
Le gare sono gare. Chi fa questo sport lo sa bene, nel senso che il loro corso è sempre sospeso ad un filo molto sottile che si chiama "incertezza dell'esito della gara stessa". Possono andare bene e male. Ma la straordinarietà che rende unico il fenomeno nazionale è la compattezza e la solidità con cui questa Nazionale si presenta agli altri, che quando vedono sfilare le tute Azzurre vedono davanti ai loro occhi qualcosa di cui vorrebbero far parte, o quantomeno vorrebbero sentirsi nella loro nazionale negli stessi panni.
La Nazionale Italiana di Scherma è un elefante che cammina al fianco di tanti altri animali che ne invidiano la stazza. E' un ghepardo che corre contro le tartarughe. Questo per merito degli uomini che l'hanno resa tale. Gente che ha trasformato l'identità di una squadra da semplice team a "clan". Un "clan" esatto... Il "clan" Azzurro, dove al suo interno, si...! Può esistere qualche antipatia, ovvio. Quale ambiente ne è immune!? Ma un "clan" perchè come in un "clan" quando qualcuno tocca un Azzurro tocca tutti e tutti si mettono con quello toccato. La ricetta è qui. E' nel senso di appartenenza. Sta nel fatto che quando uno tira già nelle qualificazioni a uno ad uno arrivano tutti a bordo pedana, dai tecnici della armi ai fisioterapisti. Sta in un Presidente che la mattina apre il palazzetto e con passo delicato butta l'occhio agli Azzurrini già nelle fasi dei gironi. Sta che ci sono personaggi che hanno ruoli importanti che si offrono di portarti la borsa e corrono per cercare di risolvere i problemi. Sta che ognuno è lì per svolgere un compito preciso anche se poi, dove occorre, se si può, ci si fa in quattro per rendersi utili. Un grande spirito, una grande coesione.
Era qualche anno che mancavo dal giro Azzurro. L'ho trovato bene, meglio che hai miei tempi. Senz'altro in salute.
Venendo alle gare, che dire!? I ragazzi e le ragazze del fioretto (arma per la quale sono stato convocato), ma questa premessa vale anche per tutti gli altri, sono stati grandissimi. Non solo in pedana, ma anche fuori. Educati, rispettosi, sani nei loro fisici di qualità ma soprattutto nelle loro menti. Figli giovani di un'Italia per bene, di famiglie che in molti casi erano presenti in tribuna e che dalle tribune con compostezza hanno fatto arrivare il loro sostegno.
Al di là dei titoli e delle medaglie vinte io credo che la vittoria più bella di questo movimento sia giunta proprio dai ragazzi. Lavorare con soggetti del genere è stato bello. Mi sono divertito. Considero questa esperienza iridata giovanile un tassello importantissimo per la mia carriera, consapevole che fin quando l'Italia partorirà figli così nulla avrà da temere.
Per quanto riguarda la medaglia d'oro del fioretto maschile a squadre, la saluto con una nota di affetto particolare. Nella squadra ha chiuso la staffetta Edoardo Luperi che alleno dal 2006. Quella medaglia è stata importante. Arrivava dopo la delusione della gara individuale, ma ha fatto chiudere a Edo la sua stagione giovanile con un titolo che non era mai stato suo insieme ai suoi compagni bravissimi. Da quando alleno per me si è trattato della quattordicesima medaglia conseguita ad un mondiale giovanile da un atleta da me preparato. Spero in futuro ne arrivino altre, non solo under. Intanto il mio saluto va a tutti gli uomini e le donne di questa Federazione e ai ragazzi con la speranza di rivederci in futuro.